La Settimana Santa di Caltanissetta
Manuel Parisi
Ogni anno, nelle profumate giornate di primavera che annunciano la Pasqua, Caltanissetta viene animata da un’emozionante atmosfera. Associazioni cattoliche, confraternite secolari e anche semplici cittadini si organizzano per celebrare gli antichi e misteriosi riti della Settimana Santa. La tradizione pasquale ha il potere di fondere il variegato panorama delle realtà locali in un’unica grande e forte identità.
MERCOLEDÌ SANTO
Con il Mercoledì Santo si entra nel vivo delle rappresentazioni della Settimana Santa. Questa giornata è riservata alla processione della Real Maestranza, emblema e sintesi dei risvolti storici che hanno segnato la città. La “Maestranza” si costituì in epoca spagnola per arginare il pericolo delle incursioni saracene. Ha incarnato la vocazione militare e religiosa. Nel 1806 Ferdinando di Borbone, in visita alla città, le attribuì il titolo di “Real Maestranza”. Nel 1848, però, i suoi militi parteciparono ai moti rivoluzionari contro i Borboni: da allora fu proibito l’uso delle armi, che vennero sostituite in processione dai ceri.
Verso le 9, i rappresentanti delle dieci corporazioni della Real Maestranza, con la banda al seguito e in abito nero, si recano presso l’abitazione del Capitano per accompagnarlo fino all’ingresso del palazzo comunale, dove riceve le “chiavi della città” dal sindaco. Da questo momento il Capitano rappresenta il popolo nisseno. Arrivato in Cattedrale, il capitano, in quanto rappresentante del popolo, riceve il perdono e annuncia la liberazione dell’uomo dal peccato. A simboleggiare il perdono e la rinascita, il capitano e la maestranza indossano calze, guanti e cravatta bianca e si accingono a scortare il SS. Sacramento che il vescovo porterà in processione in uno splendido ostensorio d’oro coperto da un baldacchino sostenuto dai membri della Maestranza. Le bandiere delle corporazioni vengono liberate dai nastri oscuri e vengono dispiegate al vento.
Subito dopo l’uscita dalla cattedrale vengono fatte suonare a festa le campane e, terminata la processione eucaristica, vengono fatti esplodere i mortaretti e i fuochi d’artificio. Durante queste fasi la banda musicale esegue pezzi allegri.
La sera è il turno delle “varicedde”, piccoli gruppi statuari che riproducono i grandi gruppi che sfileranno il Giovedì Santo e che raffigurano la passione di Cristo. Durante il giorno le “varicedde”, che nell’arco dell’anno sono gelosamente custodite nelle abitazioni delle famiglie proprietarie, vengono esposte nelle strade della città e addobbate con splendidi fiori. Intorno alle 19 i Piccoli Gruppi Sacri vengono riuniti in piazza Garibaldi per la Processione. Accompagnate dalle note delle bande musicali, una per ogni gruppo statuario, ripercorrono le vie storiche del centro, passando dalla “Strata ‘a Foglia”. Alla fine della processione, ci si raduna nuovamente in piazza Garibaldi per assistere agli spettacolari fuochi d’artificio che danno il via alla cosiddetta “Spartenza”, ovvero il ritorno delle “varicedde” nei luoghi dove vengono conservate durante l’anno.
GIOVEDÌ SANTO
Processione delle “Vare”. La processione del giovedì santo di Caltanissetta affonda le sue radici alla fine del sec. XVIII come rito istituito dalla congregazione di San Filippo Neri, la quale era uso svolgere una visita ai sepolcri trasportando, per le chiese della città, i gruppi statuari in cartapesta raffiguranti scene della passione e morte di Gesù.
La sera del giovedì santo le strade del centro storico di Caltanissetta sono affollatissime: tutti i nisseni non vogliono perdere la serata più popolare della Settimana Santa nissena e tantissimi turisti giungono e ne accolgono il richiamo.
La processione delle Vare del Giovedì santo affonda le sue radici nei secoli passati anche se con modi e forme diverse. Nel 1840 il farmacista Giuseppe Alesso e suo figlio Michele costruirono sette “vare” un pò alla buona e diedero un nuovo impulso alla tradizione del Giovedì Santo. Ma solo nell'ultimo ventennio dell'Ottocento, le grandi Vare presero le dimensioni e l'aspetto artistico che vediamo oggi, grazie alla prosperità che la città aveva acquisito con il commercio mondiale dello zolfo. I proprietari delle miniere, ma anche gli zolfatari, i macellai, i panettieri, gli ortolani, i gessai e tanti altri gruppi di lavoratori si tassarono per avere ciascuno la propria Vara. La prima, La condotta al sepolcro, fu realizzata da un ignoto artista napoletano, altre quindici furono realizzate dai Biangardi Francesco e Vincenzo.
I Biangardi, scultori napoletani di ottimo livello, lavorarono a Caltanissetta dal 1883 al 1902 per realizzare i capolavori di cartapesta e di tela olona che sfilano il Giovedì notte, accompagnati da sedici bande che suonano marce differenti, seguiti e preceduti da fedeli e da autorità, decorati da fiori e da lumi, in una sorta di sfarzosa manifestazione della religiosità corale.
Ogni vara è composta da personaggi a grandezza naturale e alcune di loro riproducono in modo tridimensionale quadri famosi: la Cena è ispirata all'Ultima cena di Leonardo da Vinci e la Scinnenza alla deposizione dalla croce di Rubens. I gruppi sacri dovrebbero ripercorrere le tappe della via Crucis, che sono dodici, ma in realtà rappresentano le scene della passione e morte di Gesù più vicine alla pietà e al sentimento religioso popolare. Ad esempio l'ultima, l'Addolorata, distrutta da un incendio all'inizio del 1900, e ricostruita da Giuseppe Emma, rappresenta tutto il dolore delle madri.
Tutte le Vare sono affidate alle corporazioni che ogni anno ne curano l'addobbo floreale, durante la processione sono accompagnate da bande provenienti da diversi luoghi della Sicilia. I musicisti suonano fino alle 2 di notte, nonostante siano esausti si ritrovano nella piazza centrale per la "Spartenza", la separazione dei gruppi che si allontanano velocemente.
VENERDÌ SANTO
II Venerdì Santo si tiene la Processione del SS. Crocifisso Signore della Città, conosciuto anche come "Cristo Nero", un piccolo Crocifisso che secondo la tradizione, fu rinvenuto nel XIV secolo da due fogliamara, raccoglitori di erbe selvatiche, all'interno di una grotta nei dintorni della città tra due ceri accesi, i cui fumi lo avevano annerito. Quando fu portato in città, ogni tentativo di sbiancarlo fu vano, poiché, una volta pulito, il crocifisso tornava scuro. Da questo deriva il nome popolare di Cristo Nero. Fu ritenuto miracoloso e prese ad essere considerato patrono della città (da cui il nome Signore della Città). Al tramonto il crocifisso viene portato a spalla e a piedi scalzi dai "Fogliamari", i vecchi raccoglitori di verdure selvatiche. La devozione nei confronti di questo simulacro è molto grande, tanto da essere definito Signore della Città. II rito del Venerdì Santo è in assoluto il più sentito e partecipato di Caltanissetta, la processione attraversa le vie del centro storico mentre i "Fogliamari" cantano le struggenti ladate o lamentanze, che rievocano, in dialetto siciliano molto stretto, la Passione di Cristo.
Dalle ore 10.30 del mattino nella Chiesa di San Niccolò, Santuario del Santissimo Crocifisso “Signore della Città”, ha luogo una lunga preghiera nota come “Adorazione della croce”, che termina intorno alle 13. Il pomeriggio, all’imbrunire, il corteo della Real Maestranza scorta il clero della cattedrale al Santuario e da lì inizia la solenne processione del SS. Crocifisso Signore della città, conosciuto come “Cristo Nero” che passando per le vie del centro storico e la piazza principale, torna al santuario dopo alcune ore. Alla processione partecipano anche le suore Francescane del Signore, istituite dal servo di Dio padre Angelico Lipani cui si deve la costruzione dell’istituto e le migliorie della iniziale chiesetta di San Niccolò, sepolto nello stesso Santuario.
"I riti della Passione – ha sottolineato il sindaco Roberto Gambino – sono tornati con solennità per le strade della città con la ripartenza del 2022 e l’allentarsi della pandemia. La Settimana Santa era mancata ai nostri concittadini e ai tanti turisti che la attendono come appuntamento di straordinario rilievo."
BUONA PASQUA A TUTTI, GODETEVI LE VACANZE!